«Racconta come la tua azienda affronta la crisi»: ecco le esperienze e gli appelli appassionati degli imprenditori inviati al sito.
Da un po' va meglio
La nostra azienda produce componenti con marchio proprio per stampi iniezione e serve aziende che producono auto ed elettrodomestici. L'export rappresenta circa il 50% della nostra attività; fatturato previsto quest'anno: -35% rispetto al 2008. Gli addetti sono sono circa 25 (-20% rispetto a un anno fa). Ci piace considerarci un'azienda globalizzata per le infinite iniziative all'estero nonostante le piccole dimensioni. La crisi è stata durissima, come per tutti. Da 2-3 mesi va un po' meglio e abbiamo già rilanciato progetti e investimenti. Con le banche non abbiamo avuto problemi tranne lo scandaloso differenziale applicato nei tassi passivi. Ovviamente presentando garanzie personali. Lo Stato: assente. Inesistente. Hanno anche tolto i crediti di imposta ai quali avevamo diritto per le innovazioni fatte nel 2008; non hanno fatto nulla per regolamentare i pagamenti, che sono l'ennesimo disastro di questa crisi con l'abuso dei grandi clienti nei confronti dei fornitori. Noi siamo le loro banche.
Luigi
Beni personali, addio
Sono titolare di una società di servizi che opera a Priolo Gargallo, estremo Sud , con le raffinerie che pagano 15 euro l'ora il 5° livello metalmeccanico: lo stato è assente , le banche ci hanno chiuso i conti , anche se garantiti. Mi hanno protestato per 30mila euro con un fatturato di 2 milioni. Non esiste una legge contro le truffe, che rappresentano ormai il 10 % del fatturato . Ho 12 persone, e sino a oggi non ho licenziato nessuno perché si tratta di figure professionali non facilmente trovabili. Si vive di speranza. Forse un lavoro giustamente retribuito o un 6 al superenalotto. Le ricette: più servizi, crediti garantiti, commercio con prodotti cinesi, infrastrutture decenti. E dismissioni di beni personali.
Maurizio
La rabbia del Sud
Condivido pienamente il sentimento di rabbia e sopraffazione espresso dai miei colleghi imprenditori. Vedo in loro la mia stessa realtà di imprenditrice del Sud: con tanti sacrifici, impegno e dedizione sono riuscita a crearmi una piccola attività commerciale che non ha risentito della crisi, ma che è stata messa a dura prova dal gravame di un fisco assurdo e impietoso.
Rosanna
I clienti non pagano più
Mio padre possiede una piccola azienda edile con solo 4 collaboratori contro i 12 degli anni 90. Un manovale semplice ti costa 1.200 euro di stipendio e 1.000 di contributi ogni mese, senza contare il Tfr. A tutto questo si aggiungono i fantastici studi di settore inventati da Visco. Dimenticavo, cosa non da poco visto i tempi non favorevoli: i clienti ti fanno anticipare capitali come se l'azienda fosse una banca, ti pagano in ritardo e a volte sei costretto ad adire a vie legali.
Tonino
Studi di settore? No
Sono un libero professionista che si occupa di produzioni video. So di essere molto fortunato perché sono solo in difficoltà e non con il sedere per terra. C'è, eccome, la sensazione che lo stato ti consideri solo un pagatore di tasse, soprattutto perché per la prima volta ho dovuto forzatamente "adeguarmi" agli studi di settore, che prima mi sono sempre sembrati ragionevoli. In pratica cosa sono stato costretto ad azzerare gli investimenti e tirare la cinghia su tutte le spese, aziendali e private. E tenere sempre a mente che non posso contare su nulla e nessuno, solo sulle mie forze.
Giudirel
